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Cosa succede al bambino di quest’età e come affrontare al meglio l’ingresso a Scuola
Uno dei più intensi passaggi che il bambino vive è l’ingresso alla Scuola Primaria, di nuovo entra in gioco il concetto che nella nuova realtà diventerà il “bambino piccolo”, che si dovrà rapportare con nuove figure di riferimento e, anche se avrà la capacità di adattarsi velocemente, dovrà fare il grande sforzo di “abbandonare” la realtà consolidata, le maestre di riferimento e alcuni amichetti della Scuola dell’Infanzia. Dovrà anche riorganizzarsi per gestire il nuovo “carico di lavoro” che gradualmente dovrà affrontare.
Per poter gestire al meglio questo delicato momento, è necessario capire inizialmente lo sviluppo generale di quest’età.
Caratteristiche tipiche di quest’età
Molti bambini hanno già vissuto i primi anni di interazione reciproca al nido e alla scuola dell’Infanzia, ma adesso il rapporto con i coetanei assume un nuovo ruolo. Mentre si sviluppano schemi di pensiero più complessi, i bambini di cinque anni vogliono metterli in pratica ed esplorarli reciprocamente. “Giochiamo alla scuola” è un gioco universale in cui i bambini usano la loro capacità di fare confronti e di applicare principi generali a situazioni nuove. Come funziona la scuola vera? Funziona come a casa? A casa, un modo sicuro per ottenere approvazione è dire “Mamma, posso aiutarti ad apparecchiare la tavola? Posso aiutarti?”. La scuola dell’infanzia ha regole, ruoli e abitudini proprie ed è contrassegnata da tentativi per ottenere il permesso dell’insegnante. “Cosa devo disegnare? Quanti pennarelli uso?” La parola “Insegnami” è alla base di tutto.
I bambini di cinque anni sono desiderosi e pronti a ricevere regole e indicazioni. Seguire le regole stabilite è un aspetto della giornata che dà soddisfazione a un bambino di cinque anni. Il bambino impara a conoscere la routine e ogni giorno deve avere un programma simile nella propria struttura.
I bambini contano l’uno sull’altro per attenersi a quello schema. In certi giorni alcuni bambini potrebbero essere di malumore e non essere in grado di seguire le regole. In momenti come questi, le regole possono sembrare una pesante responsabilità o perfino un qualcosa da rifiutare, invece proprio in questi momenti possono essere più necessarie che mai. Gli altri bambini aiutano ad organizzare quelli che non ne sono capaci. Essere parte della struttura organizzata è di per sé importante. I leader del gruppo vogliono assicurarsi che il gruppo sia omogeneo. I bambini imparano come è strutturata la vita nella “scuola vera”. È sorprendente per gli adulti vedere quanta importanza abbiano le regole per i bambini di cinque anni.
Si stanno lasciando qualcosa alle spalle? Stanno perdendo per sempre una certa innocenza, un mondo più magico, quando si assoggettano spontaneamente a queste regole? Mentre si sforzano di soddisfare i nuovi requisiti, i bambini dimostrano tutta la fatica che ciò comporta loro. Anche i genitori possono sentirsi divisi tra il proteggere da una parte la precoce indipendenza del figlio dal conformismo e l’aiutare, dall’altra, il bambino ad accettare le regole del gruppo, per ottenerne alla fine una ricompensa. I cambiamenti che derivano dall’adattamento alla scuola dell’Infanzia costituiscono un touchpoint; spesso, infatti, si manifestano sforzi e inquietudini prima di fare il passo decisivo.
Il pensiero di Piaget
Jean Piaget (psicologo, pedagogista e fondatore dell’epistemologia genetica) afferma che il periodo della scolarizzazione è caratterizzato da nuove forme organizzative dei processi mentali “che completano le costruzioni abbozzate nel periodo precedente e assicurano un equilibrio più stabile, inaugurando contemporaneamente un’ininterrotta serie di nuove costruzioni”.
Il graduale superamento dell’egocentrismo fa sì che il bambino modifichi in modo costante il suo comportamento e le sue azioni interindividuali.
Il tempo non è più riferito solo alle routine giornaliere, ma pian piano diventa il tempo “dell’orologio”; anche lo spazio diventa più oggettivo e meno legato alla percezione del qui ed ora.
Inizieranno ad essere sempre più presenti le prime paure filogenetiche, come la paura del buio, dei mostri, dei fantasmi, di alcuni animali, la paura di essere abbandonati e di stare da soli.
L’ambiente della scuola, della maestra e dei compagni diventeranno di primaria importanza e consentiranno al bambino di trovare un aiuto e un sostegno nel faticoso processo di separazione dalla famiglia che sarà vissuto gradualmente in modo sempre più cosciente e a tratti desiderato.
Sarà molto attivo, esuberante, preferirà “fare” anziché assumere il ruolo di osservatore. Farà molte domande, i tempi di attenzione si prolungheranno molto, mostrerà di prendere le prime decisioni sagge.
Spesso potrà criticare in modo estenuante, altre volte manifesterà grande comprensione ed empatia, il suo umore potrà variare all’improvviso. Si preoccuperà molto della sua condotta, rigettando i suoi errori sugli altri per mostrarsi “bravo” verso i proprio familiari e amici. In generale si può affermare che il bambino maturerà un’intensa attività fisica, logica, emotiva, cognitiva e psicologica.
Come supportare la crescita del bambino
In generale, consigliamo innanzitutto di supportare la crescita del bambino in questo modo:
- Parlate al bambino di emozioni, mostrate affetto, riconoscete le sue conquiste ma anche le sue “sconfitte”: da esse si impara a “fare meglio” (giochiamo con le emozioni)
- Aiutate il bambino a capire quali possono essere gli obiettivi raggiungibili
- Aiutatelo ad essere empatico e ad aiutare chi è in difficoltà
- Siate chiari sulle regole: cosa è lecito fare e cosa non lo è
- Elogiate il suo impegno e non il suo “talento” insegnandogli ad accettare l’errore
- Incoraggiatelo a partecipare ad attività di gruppo come lo sport di squadra
- Organizzate delle attività da fare insieme
- Siate partecipi della vita scolastica
Attività per stimolare le aree di maggiore sollecitazione tipiche di questo periodo
Il disegno immaginario
Questa attività stimola e sviluppa la fantasia, l’attenzione al dettaglio e il rispetto dell’altro. Bastano pochi materiali per organizzarlo: un pennello, un vasetto di acqua e dei dischetti di cotone. Proponete quindi al bambino di realizzare un disegno immaginario sul vostro volto utilizzando il pennello bagnato con l’acqua (potrebbero disegnare degli animali, dei fiori, dei palloncini). Quando poi avranno finito, ditegli di usare un dischetto di cotone per “cancellare il disegno” e asciugare bene.
Giochiamo con le emozioni
- Il gioco dei mimi: Mimate diverse emozioni usando diverse espressioni facciali e posture e fate indovinare a vostro figlio che emozione state inscenando. Invertite poi i ruoli. Parlate di cosa vi fa capire che una persona sta provando una determinata emozione (Quali sono le caratteristiche del loro volto? Com’è la loro postura?).
- Incoraggiate vostro figlio a parlare e a identificare le loro emozioni. Fate loro i complimenti quando ve ne parlano e condividete con loro alcune delle vostre emozioni o raccontate loro di momenti in cui vi siete sentiti come loro.
- Aiutate vostro figlio a creare il loro vocabolario delle emozioni – provate a dare un nome alle emozioni che provano.
- Riconoscete e nominate le emozioni di vostro figlio. Fate sapere loro che avete notato le loro emozioni, come si sentono. Ad esempio “Lo vedo che sei un po’ arrabbiato perché hai la faccia corrucciata e hai chiuso le braccia. So che non ti piace mettere a posto, ma mi devi dare una mano e mettere le cose nella scatola”. Esplicitare al bambino che riconoscete l’emozione che sta provando li farà sentire compresi.
- Quando vostro figlio prova emozioni negative come l’essere triste, arrabbiato, preoccupato, frustrato o solo, parlate di ciò che di costruttivo potrebbero fare con queste emozioni. Ad esempio, se sei triste: chiedi un abbraccio, una coccola, parla con qualcuno a cui vuoi bene, gioca con un animale domestico, fai un bagno con le bolle; se sei arrabbiato/a: cerca di andare in un luogo sicuro che ti tranquillizza, bevi un bicchiere d’acqua freddo, corri/fai del moto; se sei preoccupato/a: parla con mamma o papà, ascolta della musica che ti piace, gioca…
- Quando leggete dei libri o guardate dei film, parlate delle diverse emozioni che i personaggi stanno provando.
- Premiate i vostri figli quando prendono il controllo delle loro emozioni e prendono delle decisioni costruttive per far fronte alle emozioni
La linea bianca
Questo gioco, proposto da Maria Montessori, sviluppa l’attenzione e la concentrazione del bambino, la gestione del proprio corpo, la fiducia in sé stesso. Basterà fissare a terra del nastro adesivo formando un ovale (di circa 3 metri di lunghezza e 2 metri di larghezza) e proporre diverse attività come: camminare sulla linea facendo finta di essere una rana, una tartaruga, una formica, oppure proporre dei giochi di equilibrio come portare un vassoio con un bicchiere di plastica pieno di acqua oppure potreste sdraiarvici dentro, chiudere gli occhi e immaginare di essere al mare per poi chiedere al bambino cosa “vede” pensando alla spiaggia, per poi assumere diverse posizioni in base a ciò che immagina.
Gioco simbolico della scuola
I bambini a quest’età sono dei grandi esperti del gioco del “far finta”, l’hanno già sperimentato in tanti modi diversi ed è un’attività che insegna a capire i ruoli sociali e le relazioni.
Iniziate il gioco descrivendo al bambino alcune attività che i “bambini grandi” fanno alla Scuola Primaria, come scrivere il proprio nome, ascoltare una storia, contare, mangiare in mensa e giocare in cortile. Preparate lo spazio con tavoli, sedie, fogli di carta, penne, matite colorate, quaderni e oggetti scolastici come una lavagnetta, una campanella, una tavola con numeri e lettere dell’alfabeto, dei libri. Iniziate l’attività facendo finta di essere la maestra dicendo “Inizia la scuola!!” e proponete la vostra “lezione” che potrà essere per esempio la lettura di un libro per poi fare il disegno del personaggio preferito dal bambino, oppure proporre uno o più esercizi ( Prime-Attività-Scuola-Primaria.pdf (1422 download ) ). Poco dopo, fate suonare la campanella che avvisa l’intervallo e quindi proponete di giocare con la palla, ballare o cantare. Proponete poi al bambino di invertire i ruoli.
L’educazione del rispetto dell’altro
Questa non è propriamente un’attività, ma è un atteggiamento generale che i genitori potrebbero usare quotidianamente.
Il genitore rappresenta infatti il primo modello di riferimento del bambino. Diventa quindi necessario usare spesso delle espressioni di cortesia come “grazie”, “scusa”, “per favore”, “buongiorno” accompagnate da comprensione, empatia, sorrisi e aiuto reciproco. Devono essere prima di tutto gli adulti di riferimento ad avere questo atteggiamento, se si desidera che lo acquisiscano anche i bambini nel loro linguaggio (verbale e non verbale) quotidiano.
Usiamo allora frasi di questo tipo: al posto di dire “Mi raccogli la penna?” potremmo dire: “Potresti aiutarmi a raccogliere la penna per favore?” oppure al posto di dire “Vai a prendere la bottiglia dell’acqua!” potremmo dire: “Potresti andare a prendere l’acqua per favore?”. Ricordiamoci infine di ringraziare i bambini sottolineando che sono stati preziosi: “Grazie del tuo aiuto”.
Lettura del libro “Chi sono io?” di Silvia Santirosi e Giuditta Gaviraghi
Prima di iniziare la Scuola Primaria consigliamo la lettura di questo bellissimo libro che tratta di temi molto importanti come l’amicizia, l’empatia e la ricerca della propria identità. Aiutarli a esprimere le proprie emozioni e guardarsi dall’esterno può aiutarli a farli prendere consapevolezza della propria personalità, aumentando la loro autostima e la loro autonomia.
Imparare a riconoscere le Figure di Riferimento
- Spiegate a vostro figlio che le figure di riferimento sono quelle persone che lo può sempre aiutare e che tiene molto a lui. Queste figure di riferimento sono all’interno della famiglia, ma anche fuori, come ad esempio le maestre, gli amici o altre persone…
- Incoraggiate vostro figlio a notare i comportamenti positivi nelle altre persone, ad esempio fategli notare quando gli altri sono gentili, generosi, amichevoli o rispettosi. Questo è assai più utile che sottolineare gli aspetti negativi negli altri.
- Parlategli di quelli che sono state le vostre figure di riferimento durante la vostra infanzia e quali sono per voi oggi. Spiegategli che cosa vi piace di queste persone e che cosa potete imparare da loro.
- Provate a trovare i punti di forza di queste persone e condivideteli con vostro figlio, mettendolo a conoscenza di come questi aspetti abbiano influito positivamente sulla vostra vita
- Supportate vostro figlio quando fa qualcosa autonomamente, anche se non lo considerate un grande obiettivo. Ricordatevi che per alcuni bambini una cosa ai vostri occhi molto piccola o molto facile, può richiedere grande sforzo e avere grande importanza, se non, talvolta, essere difficile e/o un problema.
Il gioco della margherita
Prima di iniziare la Scuola Primaria disegnate ai vostri figli una margherita bella grande: al centro fate disegnare a vostro figlio sé stesso e su ogni petalo chiedetegli di disegnare le persone che per lui sono importanti (mamma, papà, fratellini, cuginette, nonni, zii, maestre, compagni d’asilo) e fateglielo appendere al muro o tenere da qualche parte in vista. Durante l’anno scolastico dategli la possibilità di scegliere se aggiungere nuovi petali alla margherita per disegnare i nuovi amici incontrati oppure se disegnare una margherita nuova.
Come abbiamo ormai capito questo è un momento di grandi cambiamenti fisiologici e sociali per il bambino che saprà trovare, con l’aiuto dei genitori, i compagni, le maestre e di tutte le persone importanti per lui, le giuste risorse per poter diventare grande!