Indice
Cos’è il reflusso gastroesofageo?
Il reflusso gastroesofageo (o RGE) è un processo involontario e parafisiologico, molto comune nel lattante e consiste nel refluire del cibo dallo stomaco all’esofago. Spesso è asintomatico o si presenta con rigurgiti orali.
E’ dovuto all’immaturità del cardias (la valvola che separa esofago e stomaco) ed è spesso associato a coliche o a problemi di stitichezza. Nel 90-95% dei casi si autorisolve entro i 18 mesi di vita.
Il bambino che soffre di reflusso solitamente si presenta spesso insofferente, con scarsa capacità di dormire serenamente, pianti frequenti ed inconsolabili e spesso irrequieto.
È una malattia?
No, il RGE di per sé non è una malattia perché non determina sintomi problematici.
In una minoranza di bambini, però, questo ha ripercussioni importanti sulla salute tra cui:
- perdita di peso
- repulsione per il cibo
- vomito violento (a volte con tracce di sangue)
In questi casi non parleremo più di RGE ma di malattia da reflusso gastro esofageo (MRGE), che può essere causata da alterazioni anatomiche, ormonali, ambientali e genetici. La MRGE non ha risoluzione spontanea ed è necessario rivolgersi tempestivamente al pediatra.
Quando pensare alla MRGE?
Il lattante con MRGE avrà sintomi aspecifici: oltre ai rigurgiti presenti nel RGE potrà presentare anche veri e propri episodi di vomito, difficoltà ad alimentarsi, scarso accrescimento, pianto, irritabilità, disturbi del sonno. E’ importante sottolineare che questi sintomi non sono però patognomonici (cioè caratteristici al punto da permettere la diagnosi certa) di MRGE.
Quando allarmarsi?
In caso di rigurgiti senza altri sintomi non serve allarmarsi, lo stress genitoriale non è un fattore che aiuta il lattante con RGE. Discuterne serenamente con Pediatra che durante i bilanci di salute, frequenti nel primo anno, avrà modo di monitorare la crescita ed il comportamento del bambino, per stabilire se oltre al RGE è presente anche una MRGE. Per farlo potrebbe richiedere anche una consulenza gastroenterologica o accertamenti strumentali (a seconda del caso una PH-metria, un’esofagogastroduodeoscopia, un’ecografia o un rx).
I fattori allarmanti sono legati alle eventuali complicazioni: diarrea o stipsi cronica con ritardo della crescita o calo ponderale, sanguinamenti gastrointestinali, vomito biliare insorto dopo i 6 mesi di vita…
Come si cura il reflusso gastroesofageo?
E’ bene sapere che, oltre ad un’immaturità del cardias, che comporta una funzione alterata di contenimento del cibo nello stomaco senza che risalga in esofago, possono incidere sulla comparsa del reflusso:
- La formazione di bolle nello stomaco che “spingono” il cibo presente verso l’esofago (causato spesso da uno scorretto attaccamento al seno da parte del bambino o dall’uso del biberon).
- L’eccessiva velocità nel bere
- L’eccessiva quantità di cibo somministrata
- Tempi troppo lunghi tra una poppata e l’altra
- Un eccessivo stress del bambino (che, soprattutto nel periodo neonatale, è strettamente associato allo stress della mamma)
- Un parto traumatico
In caso di RGE è sufficiente una terapia comportamentale, favorire una postura antireflusso, evitare iperalimentazione e fumo passivo. Le tecniche osteopatiche sono inoltre di grande aiuto per evitare, diminuire e curare l’insorgenza di questo disturbo.
L’osteopatia e il reflusso
L’osteopatia infatti è una terapia di supporto alla mamma ed al bambino che può efficacemente aiutare nel superamento di questa problematica. Essa si avvale di manipolazioni dolci sul neonato e di consigli, specifici a seconda del caso, per la madre.
A livello manuale l’osteopata è in grado di interagire con la parte del diaframma all’interno della quale passa l’esofago, migliorando la capacità di contenzione del cardias.
È importante ricordarci che la tensione del diaframma può esser modificata dalla tosse che frequentemente accompagna la condizione di reflusso.
Migliorando la funzionalità della cervicale alta mediante manipolazioni dolci si è in grado di rilassare le strutture esofagee e gastriche conferendo così un alleviamento del disturbo riscontrabile solitamente con una diminuzione dei pianti inconsolabili del neonato oltre che dei rigurgiti.
In caso di rigurgiti importanti associati e scarsa crescita si considera l’uso di formule ispessite e/o idrolisate per l’allattato artificialmente.
In assenza di mancato miglioramento di RGE è opportuno eseguire ulteriori indagini per comprenderne la causa, per capire cioè se si tratta di una RGE persistente o se è presente una MRGE sottostante e in generale se è necessaria un intervento farmacologico.
La terapia farmacologica si avvale di differenti classi di farmaci (antiacidi, protettori della mucosa con alginato/sucralfato, inibitori di pompa protonica…). In rari casi è necessario intervenire chirurgicamente.