Un’integrazione di vitamina D durante la quarantena per Coronavirus ha il suo perchè, capiamo insieme a cosa serve, a chi somministrarla e come.
La vitamina D è fondamentale per l’uomo, storicamente è nota perchè regolorarizza la mineralizzazione ossea, ma negli ultimi decenni è emerso che ha una funzione importante anche a livello extrascheletrico. La vitamina D è un immunomodulante, ha un ruolo protettivo per quanto riguarda obesità, patologie cardio-vascolari, atopia, patologie infettive e diabete. Ad oggi non è dimostrato un ruolo curativo o preventivo per l’infezione da Coronavirus, ma è comunque importante assumerla durante il periodo di quarantena perchè non essendo esposti alla luce solare, non ne produciamo abbastanza. Come e quanto assumerne dipende dalle abitudini dietetiche e dall’età.
Indice
Il metabolismo della vitamina D
In condizioni fisiologiche il nostro organismo sintetizza la forma attiva della vitamina D (detta calcitriolo) partendo da due vie diverse:
– a livello cutaneo, con l’esposizione diretta alla luce solare (raggi UVB), trasforma un precursore della vitamina D in vitamina D3 (colecalciferolo)
-a livello intestinale assorbe la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 assunte con la dieta
Le due vie si uniscono nelle tappe finali, in cui la vitamina viene convogliata nel fegato (che la trasforma in calcidiolo o 25-OH-Vitamina D ) e poi nei reni (che l’attivano in calcitriolo o 1,25-(OH)2-Vitamina D). Pronta per entrare in azione la vitamina D raggiunge l’osso e gli altri suoi bersagli.
La forma di vitamina D che noi dosiamo nel sangue è la 25-OH-Vitamina D, la forma più stabile, per cui le Società Scientifiche di Pediatria hanno stabilito i seguenti valori di riferimento:
–Sufficienza (≥ 30 ng/ml)
–Insufficienza (20-30 ng/ml)
–Deficit (10-20 ng/ml)
–Grave deficit (<10 ng/ml)
L’importanza della vitamina D
Il ruolo fondamentale della vitamina D è occuparsi della salute delle nostre ossa, permettendone una regolare mineralizzazione e funzionalità. La sua azione coinvolge però anche altre sedi. Studi scientifici hanno infatti rilevato, con diversi gradi di significatività l’associazione fra livelli ottimali di vitamina D e:
-prevenzione dell’otite media acuta non complicata
-riduzione della prevalenza e severità dell’asma
-riduzione incidenza e gravità della dermatite atopica
-protezione da infezioni respiratorie batteriche e virali
-miglioramento delle problematiche di crescita di pazienti affetti da TBC o HIV
-riduzione del rischio di sviluppare patologie autoimmuni
-miglioramento del quadro di ipovitaminosi, che è molto frequente in bambini affetti da diabete mellito di tipo 1, malattie croniche intestinali e celiachia
L’importanza della vitamina D come immunomodulante porta a chiedersi quale possa essere il suo uso IN CORSO DI EPIDEMIA DA CORONAVIRUS:
–Non è ad oggi stata dimostrata una correlazione fra l’integrazione di vitamina D e la prevenzione o la cura dell’infezione da Coronavirus.
-Sono stati pubblicati dati che mostrano uno stato di ipovitaminosi D in pazienti Covid-19 adulti. Non sono disponibili dati analoghi nei bambini, ma dobbiamo considerare che meno del 50 % della popolazione pediatrica italiana presenta livelli plasmatici di vitamina D sufficienti e quindi non stupirebbe riscontrare un quadro di ipovitaminosi D anche in bambini, in corso di infezione da Coronavirus.
–A causa di un periodo di quarantena di diverse settimane, in mancanza di esposizione alla luce solare, anche i bambini che in precedenza presentavano livelli plasmatici di vitamina D adeguati rischiano di andare incontro ad una carenza importante.
Si stima infatti che l’origine della vitamina D nel bambino sia dovuta per oltre il 90% alla sua produzione cutanea e per meno del 10% all’assunzione di alimenti che la contengono. Gli alimenti ricchi di vitamina D sono infatti pochi. Si trova ad alta concentrazione nel salmone, nel pesce azzurro e nell’olio di fegato di merluzzo, tutti alimenti solitamente poco apprezzati dai bambini. E’ poi presente, anche se in minor quantità, in latte e uova e derivati.
Quando, come e chi integrare con vitamina D
La vitamina D può essere prescritta in via precauzionale a coloro che “rischiano” una carenza o in via terapeutica a coloro che hanno un conclamato deficit.
Ad oggi la vitamina D è prescritta a tutti i neonati, fino al compimento del 1 anno, alla dose di 400-600 UI/die, per prevenire il rachitismo.
Nei bambini e negli adolescenti è prescritta ai soggetti “a rischio” (vedi tabella sottostante) alla dose di 600-1000 UI/die nel periodo tra novembre ed aprile e solo in casi particolari per tutto l’anno.
Un’ulteriore raccomandazione riguarda gestanti e neomamme in corso di allattamento a cui si consiglia di assumerne 600 UI/die.
In conclusione, in questo periodo di quarantena per coronavirus è raccomandata un’integrazione di vitamina D quotidiana per tutti i bambini e gli adolescenti, con l’obiettivo di compensare il deficit di produzione endogena dovuto alla ridotta esposizione solare. Favorire l’assunzione degli alimenti che contengono vitamina D è consigliato ma non sufficiente.
Medico Chirurgo Specialista in Pediatria