Lo sviluppo psicomotorio del bambino dipende anche dagli stimoli che riceve e dalle sue capacità di elaborarli. É comprensibile quindi quanto sia importante l’udito per permettergli di sviluppare correttamente innanzitutto il linguaggio e poi la capacità di interazione con gli altri e la capacità di apprendimento, evitando disabilità scolastiche e psicosociali. Riconoscere precocemente un deficit dell’udito (soprattutto quando è bilaterale) ed intervenire nei primi mesi di vita per colmare tale deficit deve essere considerata una priorità (si raccomanda di diagnosticare l’ipoacusia entro i 3 mesi di vita, per posizionare una protesi tra i 6 e 12 mesi di età). Capiamo insieme perché anche un neonato potrebbe avere un deficit uditivo, come riconoscerlo con le otoemissioni acustiche e come trattarlo.
Indice
Fisiologicamente come funziona l’orecchio?
L’orecchio è diviso in tre porzioni:
–orecchio esterno: è il padiglione auricolare, che riceve le onde sonore e le trasmette al timpano attraverso il canale uditivo esterno
–orecchio medio: è la regione situata dietro alla membrana timpanica, composta da tre ossicini (il martello, l’incudine e la staffa) che trasmettono a catena la vibrazione ricevuta dal timpano all’orecchio interno
–orecchio interno: è costituito dalla coclea (il vero organo dell’udito), una struttura a spirale piena di liquido che vibra in risposta alla vibrazione degli ossicini dell’orecchio medio, facendo a sua volta vibrare le ciglia sensoriali che si trovano al suo interno. Queste ciglia trasmettono la vibrazione come impulso elettrico al nervo acustico che a sua volta porta l’informazione ricevuta all’encefalo, in un’area capace di decodificare questo segnale in un “suono”.
Il primo anno di vita è un periodo critico per lo sviluppo dell’udito, la via uditiva deve essere stimolata già dalle prime settimane di vita perché iniziare a stimolarla solo successivamente potrebbe non essere efficace e causare dei deficit non recuperabili.
Quali sono le cause di un deficit dell’udito?
A seconda della regione dell’orecchio colpita possiamo parlare di ipoacusia trasmissiva (il danno è a carico dell’orecchio esterno o medio) oppure di ipoacusia percettiva (dovuta a patologie che colpiscono la coclea, il nervo acustico o l’encefalo). In caso di associazione dei due si parla di ipoacusia mista.
L’ipoacusia congenita
L’ipoacusia congenita, ossia presente dalla nascita, è di tipo percettivo (è detta anche neurosensoriale).
Le cause di questo tipo si sordità possono essere:
–genetiche (e quindi ereditarie): ad oggi sono note diverse mutazioni responsabili di diversi quadri clinici, alcune determinano ipoacusie isolate, altre sindromi che coinvolgono anche altri organi
–acquisite prenatali (dovute ad agenti patogeni che intervengono in corso di gravidanza) come nel caso delle infezioni da citomegalovirus, rosolia o toxoplasma
–acquisite perinatali (dovute a problematiche che avvengono durante il travaglio e il parto), come un insufficiente apporto di ossigeno (anossia) alla coclea, con danni irreversibili
–acquisite post natali come nel caso di neonati prematuri che per sopravvivere devono assumere farmaci ototossici o nel caso di un grave ittero neonatale o ancora in caso di traumi cranici o di patologie infettive come la meningite, la parotite o il morbillo
L’ipoacusia congenita, dovuta all’insieme delle cause citate, ha una frequenza variabile fra 0,5 e 2 neonati su 1000 e costituisce pertanto un problema rilevante. Una diagnosi precoce (entro i 3 mesi di vita) permette un posizionamento di protesi tempestivo (6-12 mesi di vita) che salva la qualità di vita del bambino. É pertanto fondamentale uno screening precoce ed esteso a tutti i neonati. Lo strumento ritenuto più utile come screening è un esame chiamato Otoemissioni Acustiche (OEA)
Più comuni e fortunatamente meno gravi sono le ipoacusie trasmissive, dovute ad un problema dell’orecchio esterno o medio, con un orecchio interno normofunzionante.
Le cause principali sono:
-Tappo di cerume
–Otiti acute, soprattutto in caso di otiti ripetute e con perforazione timpanica
-Lesioni da corpo estraneo (compresi i cotton fioc)
-Stress da rumore eccessivo
Generalmente sono ipoacusie transitorie, che compaiono nel bambino più grande e non lasciano gravi reliquati. Trovate qui sotto una scheda con alcuni pratici consigli che vi aiuteranno a riconoscerle CONSIGLI PRATICI PER CAPIRE SE IL TUO BAMBINO CI SENTE (745 download )
Cosa sono le Otoemissioni Acustiche?
I punti nascita eseguono le Otoemissioni ai propri neonati, nei primi giorni di vita. Si tratta di un esame atraumatico, eseguibile al neonato addormentato, con uno strumento portatile collegato a un piccolo auricolare (una sonda) che viene posto nell’orecchio del neonato e riceve i suoni emessi dalla coclea in risposta ad uno stimolo sonoro. Si basa sul principio che quando uno stimolo arriva alla coclea e viene trasmesso al nervo acustico, la coclea produce a sua volta un suono registrabile dallo strumento.
In caso di otoemissioni presenti bilateralmente l’esame si considera concluso.
In caso di otoemissioni assenti, da uno o due lati, il test sarà ripetuto.
Qualora risultassero nuovamente assenti il neonato sarà inviato al centro di Audiologia.
Cosa succede se le Otoemissioni Acustiche sono “presenti”?
Con le otoemissioni presenti bilateralmente si chiude il percorso di screening neonatale. Durante gli anni successivi il bambino sarà sottoposto ad accertamenti solo in caso di sospetta ipoacusia di nuova insorgenza. Ricordiamo infatti che lo screening neonatale identifica la sordità congenita, non quella ad esordio tardivo, che sarà indagata anamnesticamente dal Pediatra durante i bilanci di salute.
Cosa succede se le Otoemissioni Acustiche sono “assenti”?
In caso di otoemissioni assenti è necessario un approfondimento diagnostico con i potenziali evocati uditivi del tronco encefalico (ABR) e corticali (SVR). Si tratta di un test non invasivo, eseguibile a bambino addormentatosi. Si esegue inviando con delle cuffie stimoli acustici di diversa intensità cui la coclea risponde producendo impulsi elettrici diretti all’encefalo. Sul capo del bambino vengono posizionati degli elettrodi adesivi che riescono a registrare gli impulsi trasmessi.
Nei primi mesi di vita è possibile eseguire anche l’audiometria comportamentale, un esame in cui si osservano le reazioni del bambino sottoposto a determinati stimoli acustici
Come si cura un bambino con ipoacusia congenita?
L’ipoacusia diagnosticata entro i 3 mesi di vita può essere curata con ottimi risultati sia sull’udito che sulla capacità di linguaggio e di apprendimento del bambino. Più la diagnosi è tardiva meno sono i risultati che possiamo aspettarci.
L’obiettivo dello screening è quello di portare al posizionamento di protesi prima dei 12 mesi di età. Il bambino con ipoacusia e la sua famiglia devono essere presi in carico da centri esperti, da un’equipe multidisciplinare costituita da medici, audiologi, logopedisti, psicologi…
Dopo l’inquadramento iniziale si procede al posizionamento della protesi tradizionale o, se insufficienti, dell’impianto cocleare.
La protesi tradizionale è uno strumento elettronico che amplifica il suono come un microfono. Può essere retroauricolare o endoauricolare, a seconda dell’età e delle condizioni del bambino.
L’impianto cocleare è un ausilio più complesso, costituito da due componenti. La parte interna, un elettrodo, viene posta in contatto col nervo acustico (sostituisce la coclea) e salvo complicazioni (infezioni, rottura, autoespianto…) non verrà mai sostituita. La parte esterna è composta da un magnete con il processore e le batterie e va periodicamente sostituita.
L’impianto cocleare permette una stimolazione del sistema nervoso paragonabile a quella della coclea.
In questo modo il bambino riceverà e interpreterà correttamente tutti gli stimoli sonori utili per il suo sviluppo.
Dopo il posizionamento della protesi/impianto il bambino proseguirà il follow up presso il centro di audiologia, dove sarà aiutato anche nel percorso riabilitativo.
Medico Chirurgo Specialista in Pediatria