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Cos’è la Psicomotricità Infantile
La Psicomotricità infantile è un’insieme di attività che pongono al centro il bambino nella sua totalità, considerando lo sviluppo delle sue capacità fisiche e del suo “mondo” psicologico. La sua efficacia si basa sullo stretto legame che esiste tra la mente e il corpo. La Psicomotricità infantile si suddivide in educativa-preventiva e riabilitativa. Quest’ultima lavora attraverso esperienze sensopercettive iniziando in modo passivo per arrivare ad una fase più attiva nella quale è il paziente ad agire volontariamente. Questo tipo di Psicomotricità viene applicata quando sono presenti patologie cognitive, sensoriali, psicologiche, socio-parentali, neurologiche o ritardi psicomotori.
La Psicomotricità educativa-preventiva invece è applicabile a tutti i bambini e ragazzi e ha un potenziale davvero unico per porre le basi di un armonico sviluppo globale della Persona. Scopriamone insieme i dettagli.
Non è educazione fisica
La Psicomotricità comprende la stimolazione di tutti i sensi, del movimento, dell’immaginazione, dell’emotività, dello sviluppo sociale e cognitivo. Viene inoltre utilizzato il linguaggio non verbale fatto di gesti, sguardi, movimenti ed espressioni il tutto all’interno di una proposta di gioco.
Il bambino quindi, all’interno di un setting specifico, può muoversi liberamente esprimendo sé stesso nelle modalità che preferisce; questo non succede quando vengono richiesti degli esercizi prestabiliti che hanno lo scopo di educare al movimento (educazione fisica).
La proposta psicomotoria educativa non è una terapia riabilitativa, ma intende valorizzare la sinergia tra il mondo interiore e l’azione, tra il movimento e l’immagine mentale.
Gli obiettivi
L’intervento psicomotorio educativo-preventivo è orientato ad attivare i potenziali evolutivi del bambino lavorando sulla relazione tra adulto e bambino, sul gruppo dei pari, sulla dimensione ludica e creativa.
Si propone per lavorare sulla dimensione preventiva primaria e secondaria.
La prevenzione primaria mira a promuovere e sviluppare le potenzialità personali del bambino. Attraverso la sperimentazione delle sue capacità di azione, gioco, regolazione, rinforzo, socializzazione e creatività, si andranno a stimolare le funzioni fondamentali per una crescita equilibrata.
La prevenzione secondaria invece permette allo psicomotricista di osservare le difficoltà e comprendere il mondo interiore del bambino, individuando eventuali fattori di rischio che potrebbero rallentare il processo di crescita del bambino.
E’ gioco senso-motorio (Bernard Aucouturier)
Secondo Aucouturier (educatore e psicomotricista francese) il bambino prova piacere nel movimento, attraverso l’esplorazione del mondo esterno, degli spazi e degli oggetti. Il bambino utilizza il corpo come oggetto per esplorare e scoprire la realtà.
Il bambino, attraverso le azioni di saltare, scivolare, rotolare, arrampicarsi, scoprirsi, gattonare, correre etc, sperimenta il movimento centrifugo che soddisfa il suo bisogno di espansione e il movimento centripeto che gli permette di avere una maggiore consapevolezza del proprio corpo e delle proprie potenzialità.
E’ relazione psicoaffettiva (A.Lapierre)
Secondo Lapierre (professore di educazione fisica francese) il bambino, attraverso la pratica psicomotoria, lascia libero sfogo alla sua creatività e riporta nel gioco situazioni della vita quotidiana e/o vissuti inconsci. Questo gli permette di interiorizzare eventi ed emozioni esprimendosi liberamente senza che nessuno lo giudichi. Viene quindi posto l’accento sugli aspetti simbolici del movimento, intesi come soddisfazione dei bisogni più profondi, ma anche più autentici.
E’ relazione psicocinetica (J. Le Boulch)
Le Boulch, fondatore della psicocinetica, afferma che l’azione del bambino durante la pratica psicomotoria è guidata dalle strutture neurologiche e biologiche dell’individuo. Pone quindi l’accento sull’importanza di un’analisi funzionale rivolta, oltre che all’analisi del movimento, all’analisi biologica e psicologica della condotta: aspetti importanti per conoscere “l’essere” nella sua totalità.
Perché la psicomotricità infantile educativa-preventiva è importante per il bambino
- Aiuta nella relazione con gli adulti e con i pari
- Aiuta ad esprimere la propria creatività
- Rinforza la propria identità
- Rinforza le potenzialità
- Approfondisce la conoscenza di sé e del proprio stato interiore
- Abitua nel rispetto delle regole
- Impara a far muovere nello spazio il bambino
- Sviluppa le capacità logiche e narrative del piccolo
Psicomotricità e vita prenatale
Ognuno di noi possiede una memoria inconscia del periodo perinatale.
Lo sviluppo psicofisico dell’individuo, infatti si struttura a partire proprio dall’immersione nel liquido amniotico, stato in cui non esiste una differenziazione con il corpo della madre.
La nostra vita è condizionata da tutto il nostro vissuto, compreso quello prenatale.
Gli oggetti
Alcuni oggetti tipicamente utilizzati durante una proposta di attività psicomotoria, possono rievocare alcune memorie profonde legate appunto alla vita prenatale; sono oggetti come cuscini, tessuti, sacchi, stoffe che, con la loro caratteristica di poter avvolgere, rievocano sensazioni legate alla placenta e in generale alla vita in grembo.
Un altro oggetto che può suscitare sensazioni legate alla vita prenatale sono le amache attraverso il loro caratteristico contenimento e movimento dolce.
Un oggetto su cui voglio soffermarmi maggiormente è il tunnel, che può essere proposto in diversi modi.
Se il tunnel non viene aperto e rimane sistemato in modo verticale con un lato appoggiato al pavimento, può diventare un contenitore dentro cui si possono inserire oggetti morbidi che rappresentano la fusione uterina.
L’osservazione dei comportamenti dei bambini di fronte a questa proposta, potrà dare qualche informazione circa il vissuto all’interno del ventre materno: tendenzialmente i bimbi che sono stati molto “ballerini” nella pancia della mamma (o che hanno vissuto un periodo critico o un parto difficile), avranno comportamenti come saltare dentro al tunnel per poi uscirne, oppure compiere dei girotondi energici all’interno o ancora afferrare il tunnel per farne “altro” a livello simbolico.
Per i bimbi invece che sono stati piuttosto tranquilli nel ventre materno (o che hanno vissuto i nove mesi in tranquillità e-o un parto semplice) potranno avere dei comportamenti rilassanti, come accoccolarsi all’interno in posizione fetale chiudendo gli occhi, oppure accarezzare le pareti del tunnel e “nuotare” dolcemente all’interno, rievocando così sensazioni di contenimento e rassicurazione provate nell’utero.
Se invece il tunnel è aperto e poggia sul pavimento in orizzontale, può simbolicamente rappresentare l’utero e il canale vaginale della madre; si osserveranno quindi alcuni bambini infilarsi all’interno, sdraiarsi e rimanerci per qualche momento e dondolarsi da soli; altri bambini invece inizieranno a saltarci dentro, a calpestarne le pareti e ad uscirne velocemente.
L’importanza
Questi sono solo piccoli esempi di emozioni, movimenti e posizioni che l’attività psicomotoria può far rivivere delle fasi della vita prenatale.
In questo modo si riescono a “vedere” le emozioni sotto un altro punto di vista che non siano solo una risposta corporea, ma una manifestazione di come il mondo entra in ognuno di noi, di come a volte ne usciamo e ci allontaniamo da esso, di come il pensiero sia strettamente legato all’azione e di come tutti i vissuti, compresi quelli della vita uterina, ci guidano nel mondo.
Founder di CrescendoConTe
- Educatrice della Prima Infanzia
- Psicomotricista Educativa
- Insegnante YogaBimbi
- Operatrice AIM del Massaggio Infantile