È importante premettere che non esistono ricette che stabiliscano in modo univoco ed assoluto che cosa sia gisuto o sbagliato dire in riferimento agli ultimi accadimenti della crisi tra Ucraina e Russia.
Ogni bambino infatti è unico e ha le sue caratteristiche. È quindi molto importante partire dall’osservazione del bambino, cercando di cogliere il suo stato d’animo, più o meno manifesto. C’è poi la variabilità legata a ciasucna famiglia, anch’essa unica, con le proprie regole, le proprie abitudini e i propri valori.
Ad ogni modo, ci dobbiamo ricordare che i bambini non sono passivi a ciò che li circonda, soprattutto se sono esposti ai notiziari tv. La presenza rassicurante dell’adulto è quindi assolutamente necessaria per evitare che i bambini si spaventino.
Vediamo quindi alcune linee guida su come e cosa dire ai nostri figli, in base alla loro età, in merito a questa situazione.
Indice
Per i bimbi al di sotto dei 3 anni
Per questa fascia d’età, presupponendo che i piccoli non siano troppo esposti alle immagini, ai suoni e notizie dei telegiornali, più che spiegare cos’è la guerra, suggeriamo di fare un intervento di prevenzione, educando alla pace.
Citiamo a tal proposito una riflessione di Maria Montessori: “La vera difesa dei popoli non può poggiare sulle armi: giacchè le guerre… non potranno mai assicurare la pace e la prosperità di nessun popolo, finchè non si ricorrerà a questo grande armamento della pace che è l’educazione”
Come educare alla pace?
Il buon esempio
Il grande compito dei genitori e degli educatori è in prima battuta dare il buon esempio, cercando di trovare sempre dei compromessi che possano placare una lite in famiglia o tra fratelli o al nido e Scuola dell’Infanzia, utilizzare parole gentili come grazie, prego, scusa, vorrei ed imparare ad essere empatici e non primeggiare sempre in qualunque situazione.
Rispetto
Un altro aspetto, a nostro avviso importante, è quello di lavorare sul rispetto, sull’inclusività, riconoscendo e valorizzando le differenze che rendono unico e speciale ogni individuo. Per farlo si potrebbe semplicemente proporre il “gioco dello specchio”: tutta la famiglia potrebbe posizionarsi davanti ad uno specchio e notare quali sono le differenze fisiche, come il colore degli occhi, dei capelli, se sono ricci, mossi, biondi, neri e così via. Si potrebbe poi passare al riconoscimento delle preferenze e quindi a turno poter dire quali sono i cibi preferiti, il gioco preferito e così via. A conclusione del gioco, si potrebbe esplicitare e sottolineare ai bambini che ognuno ha le proprie caratteristiche, i propri pensieri e gusti che ci rendono unici e particolari.
Consulenza Psicologica
Supporto per affrontare gli eventuali momenti di difficoltà nella nuova vita da genitore
Educazione emotiva
Educare alle emozioni è un altro grande lavoro che gli adulti possono fare nei confronti dei bambini: è indispensabile far loro capire che tutte le emozioni sono giuste, anche quelle che vengono categorizzate come “negative”, come la rabbia o la tristezza o la paura. Sarebbe però necessario che sia prima di tutto l’adulto a riconoscerle come emozioni autentiche, necessarie per l’essere umano, ad imparare a riconoscerle, a dar loro un nome e a trovare un modo accettabile per non esserne sopraffatti. Se l’adulto riesce a compiere questo lavoro su sé stesso, sarà sicuramente maggiormente in grado di supportare anche i bambini.
Essere abituati fin da piccoli nel saper riconoscere, vivere e gestire le emozioni, rende maggiormente consapevoli del valore dell’altro, ad essere empatici e a rispettare il prossimo.
Educare alle emozioni significa anche che l’adulto dovrebbe accettare ed accogliere tutte le sfaccettature delle emozioni e questo significa evitare frasi come: “C’è bisogno di piangere per questo?” oppure: “Ma dai, non è successo niente!”. In queste circostanze, per l’adulto “non è successo niente”, ma per il bambino è successo tantissimo! Sarà quindi necessario intervenire empaticamente e con pacatezza, cercando il dialogo, senza sminuire, mortificare ed aumentare il livello di disagio del bambino che in quel momento si potrebbe sentire non capito. Si potranno utilizzare frasi che rassicurano, che esplicitano l’emozione provata, la legittimino e comprendano, come: “Ti senti arrabbiato perché X ti ha preso di mano la palla? Hai ragione a sentirti così! Anche io sarei molto arrabbiato per questo!”. L’intervento può proseguire spiegando al bambino che, se è vero che tutte le emozioni sono accettate, non lo sono anche tutti i comportamenti: “Tirare uno schiaffo però non è il modo giusto per risolvere la situazione! Prova con: “Adesso ci sto giocando io, aspetta il tuo turno e poi te la do!”
Ovviamente non ci si può aspettare che il bambino metta in atto immediatamente i nostri suggerimenti; ci vorranno infatti molti altri interventi simili per far si che il piccolo abbandoni il suo comportamento impulsivo, dando spazio ad un comportamento differente.
Abituare all’empatia
Sviluppare l’empatia è inoltre necessario per educare al dialogo e al confronto pacifico. Essere empatici significa imparare a “mettersi nei panni” degli altri. Per esempio, durante una lite tra bambini, si potrà fare una riflessione del genere: “ Come ti saresti sentito tu, se ti fosse stata fatta questa cosa?” E’ molto più utile un intervento simile a questo, più che le classiche “ramanzine”.
Utilizzo dei libri
Per i bimbi così piccoli, i libri sono davvero uno strumento molto forte! Ecco i nostri suggerimenti in merito a questo argomento.
“IL LIBRO ARRABBIATO”: Questo è un libro interattivo davvero meraviglioso! E’ così arrabbiato che è tutto rosso, ma un simpatico topino (che simboleggia l’adulto) lo aiuta a placarsi e, man mano che si girano le pagine, il libro cambia colore, dal rosso, all’arancione, al giallo…. (Lo puoi trovare QUI)
“CHI VUOLE UN ABBRACCIO?” Durante “la giornata degli abbracci”, un papà orso e il suo cucciolo decidono di dimostrare a tutti la loro gentilezza abbracciando tanti animali che incontrano nel bosco. Incontrano poi un spaventoso cacciatore, gli insegnano che “non è una cosa bella sparare” e lo abbracciano. Chi resterà da abbracciare alla fine? (Lo puoi trovare QUI)
“LA COSA PIU’ IMPORTANTE”: Questo libro mostra come alcuni animali pensano di essere migliori di altri per la loro caratteristica fisica, ma alla fine si accorgeranno che tutte le loro qualità sono importanti perchè li rendono unici. (Lo puoi trovare QUI)
“PICCOLO BLU E PICCOLO GIALLO”: E’ la storia di due macchie che, incontrandosi formano il verde; sono quindi due colori diversi, ma che insieme possono fare qualcosa di davvero bello! (Lo puoi trovare QUI)
“IL RINOCERONTE FURIOSO CHE IMPAR0’ A DOMARE LA RABBIA”: Queste sono le avventure di un rinoceronte sempre arrabbiato che, con la sua furia, combina davvero molti disastri. Ben presto si rende conto di ciò che sta facendo e delle brutte conseguenze delle sue azioni e capisce come gestire meglio la sua forte emozione. (Lo puoi trovare QUI)
Per i bimbi dai 3 anni in su
Quando i bambini cominciano a frequentare il mondo della scuola, nella loro vita si aggiunge la variabile legata alla socialità, che comporta uno scambio ed un confronto continuo, sia con i pari che con l’ambiente scolastico in generale.
Questo significa che, anche se i genitori fanno delle scelte educative per i loro figli, al di fuori delle mura domestiche i bambini possono entrare in contatto con informazioni da cui i genitori hanno cercato di proteggerli. Come potrebbe accadere nel caso dell’argomento “guerra”.
È quindi importante che i genitori sappiano eventualmente come far fronte a questa situazione, che potrebbe verificarsi anche contro la loro volontà.
I bambini vanno protetti
È bene tenere presente che i bambini vanno protetti. Non è quindi il caso che assistano ad immagini troppo violente e cruente perché, non avendo gli strumenti cognitivi adatti per comprenderle, potrebbero avere un impatto traumatizzante su di loro.
Come dicevamo all’inizio di questo articolo, un buon punto di partenza per affrontare l’argomento con i bambini è quello di partire da loro, osservandoli ed ascoltandoli. Sono agitati o preoccupati? Fanno delle domande in merito a ciò che sta succedendo? Questi sono presupposti fondamentali per mettersi nei panni del bambino e cercare di capire come lui sta vivendo questa situazione. Infatti ogni bambino affronta gli eventi con i suoi modi e i suoi tempi, che è necessario comprendere e rispettare.
Se sapete che a scuola hanno affrontato l’argomento, potete sollecitare (ma non forzare!) la conversazione provando a chiedere che cosa è stato detto e lui cosa ne pensa, mantenendo aperto uno spazio di dialogo. In questo modo il bambino percepisce che, se e quando si sentirà pronto, troverà un adulto disposto a parlarne in modo aperto e sincero.
Non abbiate quindi fretta di fornire tutti i minimi dettagli e spiegazioni, perché il bambino potrebbe non essere pronto a riceverli. Aspettate piuttosto che sia lui, in modo più o meno esplicito, ad interrogarvi o esporvi i suoi pensieri, le sue curiosità, i suoi dubbi o i suoi timori: l’adulto deve essere disposto a spingersi fin dove il bambino chiede approfondimenti.
Ad esempio, il tema della morte – che è strettamente legato alla guerra – non va anticipato se non è il bambino a parlarne espressamente. Tuttavia, se il bambino dovesse porre delle domande in merito, è bene rispondere con sincerità anche agli argomenti più dolorosi e delicati.
Cosa fare?
Nel momento in cui fornite spiegazioni, risparmiate i bambini dai dettagli cruenti e dai racconti drammatici. Focalizzatevi piuttosto sul significato e sul motivo della guerra. Si può spiegare che è un modo sbagliato per risolvere i confltti: quando non si parla e non si affrontano i problemi, si può arrivare allo scontro.
È quindi necessario trovare il giusto equilibrio tra due estremi:
- sentirsi troppo angosciati e quindi non voler affrontare questo discorso con il bambino à i bambini sono molto sensibili nel cogliere lo stato d’animo del genitore; perciò, se percepiscono un’eccessiva preoccupazione e una indisponibilità a parlare da parte del genitore, si terranno dentro paure, dubbi e angosce per timore di turbare ulteriormente l’adulto.
- sentire la necessità di raccontare per forza ciò che sta succedendo à questa potrebbe non essere un’esigenza del bambino, quanto piuttosto del genitore. È importante adeguare la quantità e la qualità delle informazioni al livello di richiesta del bambino.
Infatti, di fronte alle domande dei bambini, ciò che conta di più non sono tanto i contenuti o l’esattezza delle risposte da parte degli adulti, quanto piuttosto l’autenticità e il clima emotivo. Significa cioè legittimare anche le emozioni di tristezza e preoccupazione, facendo in modo che non diventino un vissuto depressivo o di profonda angoscia.
In base all’età del bambino si possono proporre anche delle attività di simbolizzazione, che aiutino cioè ad attribuire un significato a ciò che sta accadendo, rendendolo in qualche modo più comprensibile e narrabile. Un esempio potrebbe essere fare insieme un disegno (es. colorare il simbolo della pace, la bandiera della pace, un giortondo di bambini che si tengono per mano in segno di unione…), oppure leggere qualche libro o poesia adatta ai bambini che tratti il tema della guerra. Ne citiamo alcune di Gianni Rodari che potete scaricare QUI: “Promemoria”, “Dopo la pioggia”, “La luna di Kiev”, “Filastrocca corta e matta”.
Anche permettere ai bambini di fare qualcosa di attivo potrebbe aiutarli ad affrontare meglio la preoccupazione e il senso di impotenza, stimolando in loro la solidarietà e la consapevolezza di poter fare “la loro parte”. Ad esempio offrirgli la possibilità di partecipare come possono alla raccolta dei beni di prima necessità che stanno svolgendo molte associazioni e istituzioni sul territorio. Questo ha anche il duplice vantaggio di mostrare “il lato positivo” di questa situazione, cioè le persone che si uniscono per raggiungere uno stesso obiettivo. È sicuramente un messaggio di speranza che fa bene ai bambini (e non solo!).
I bambini più grandicelli (indicativamente dalla terza elementare) potrebbero porre domande più specifiche sul perché la Russia abbia attaccato l’Ucraina. Con loro è possibile anche utilizzare una cartina dell’Europa per mostrare dove sta avvenendo il conflitto, spiegandone brevemente le ragioni.
Infine non dimenticate di dare sempre ai vostri bambini un messaggio di speranza. Ad esempio dicendo loro che gli altri Stati stanno aiutando la Russia e l’Ucraina a parlare e fare pace, che le persone colpite dalla guerra vengono aiutate dagli altri. Questo permette al bambino di conservare, almeno in parte, una sana fiducia verso il mondo e verso il futuro.
Per adolescenti e preadolescenti
A proposito degli adolescenti è necessario tenere a mente che abbiamo appena affrontato due anni di pandemia di cui loro hanno risentito tantissimo soprattutto in termini di socializzazione e vita scolastica; due pilastri nella vita di un adolescente. Adesso che forse si inizia ad intravedere la fine della pandemia, scoppia una guerra che ancora non sappiamo quanto durerà e che tipo di impatto avrà.
Se consideriamo che l’adolescenza è la fase del ciclo di vita in cui ci si apre al futuro, alla progettazione, al mondo del possibile, al “Che cosa farò da grande?”… è probabile e comprensibile che gli adolescenti di oggi si sentano insicuri e nutrano ben poca fiducia verso il mondo e verso il loro futuro.
Questa premessa aiuta a mettersi nei panni degli adolescenti per provare a vedere la situazione attraverso i loro occhi. Tuttavia, anche in questo caso, ognuno è unico e, in quanto tale, affronta e reagisce agli eventi in modo estremamente personale.
Cosa aspettarsi e cosa fare?
Ci sarà quindi l’adolescente che non vuole nemmeno senitr parlare dell’argomento “guerra” e quindi rifiuta di ascoltare qualsiasi notizia o di affrontare qualsiasi discorso inerente. Non è da considerare come atteggiamento immaturo o di “menefreghismo”, quanto piuttosto un’evasione da una realtà che può fare paura ed essere insostenibile. E possono cercare rifugio nei loro mondi dei fumetti, dei videogiochi o dei social. È bene quindi evitare di costringere l’adolescente a confrontarsi per forza perché potrebbe essere controproducente oltre a generare uno stato d’ansia e un senso di inadeguatezza.
Anche in questo caso, l’adulto può proporre (e non imporre!) degli spunti di riflessione o di confronto, dimostrando così di essere disponibile ad affrontare l’argomento quando lui/lei lo vorrà.
Altri ragazzi potrebbero invece voler esprimere il loro pensiero e la loro posizione, magari in modo estremo o assolutistico (tipico della fase adolescenziale). Per quanto possa essere una visione discutibile o, appunto, troppo drastica, è bene non dare consigli o giudizi sulle loro convinzioni, ma accoglierla e dare spazio al loro pensiero. Non significa dare loro ragione, ma ascoltare le loro riflessioni e le loro idee.
Infatti spesso gli adolescenti esprimono le loro emozioni e stati d’animo attraverso il loro pensiero: è un modo per mettere in parola i propri sentimenti. Sapere quindi che vengono accolti e considerati validi nella relazione con l’adulto è importante e rassicurante.
Per concludere, il ruolo di responsabilità che gli adulti hanno nei confronti dei più piccoli, è quello di proteggerli.
Non tenendoli all’oscuro dei fatti, ma fornendo loro strumenti che permettano di comprende ed affrontare il mondo, anche quando fa paura.